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Comune di COLLEPARDO
(Frosinone) - Italia

LA CHIESA DELLA CONSOLAZIONE

Chiesa della Consolazione

 

  La Chiesa di Collepardo dedicata alla Madonna della Consolazione si trova all'ingresso del paese, vicino al Monumento ai caduti, all'angolo tra il Piazzale Aldo Moro e Via della Croce.

  Un tempo questa chiesa era esterna al centro abitato, che terminava poco distante delimitato dalle mura castellane, tant'è vero che, per indicare questa zona, gli abitanti del paese ancora oggi dicono "Fuori la Madonna".

  La facciata presenta una grande apertura circolare, a dare luce all'interno, sormontata dalla scritta "Virgini Consolationis Dicatum" (Dedicata alla Vergine della Consolazione).

  L'elegante portale rinascimentale reca su alcune pietre dello stipite sinistro l'iscrizione "Mater Consolationis". Questa insolita collocazione, "in verticale" anziché sull'architrave, fa ritenere che siano stati riutilizzati elementi di una costruzione precedente.

  Nel XVI sec. l'allora vescovo di Alatri Ignazio Danti annoverava tra le chiese di Collepardo anche quella di S. Maria ad Nives (Madonna della Neve), ma non vi è certezza che corrisponda a questa [relazione tecnica ai lavori di ristrutturazione, 2019].

  È invece certo che la Chiesa della Consolazione di Collepardo esistesse già nel 1688, come dimostrano alcuni documenti conservati nell'Archivio della Certosa di Trisulti riguardanti il testamento del sacerdote Giovan Battista Magrini, che in quell'anno lasciò i suoi beni alla Cappella del Suffragio, all'interno della chiesa stessa [Archivio Storico della Certosa di Trisulti, fascicolo 1.230].

  Sembrerebbe inoltre che fino al XVII sec. anche questa chiesa fosse una chiesa parrocchiale [C. Pietrobono, Storia sociale e religiosa di Guarcino e della Diocesi di Alatri nel Settecento, 1997, pag. 49]. F. Balbi - Immacolata

  All'interno la chiesa presenta una sola navata, con il presbiterio rialzato di un gradino e delimitato da una balaustra in legno, e un altare centrale in marmo bianco con inserti policromi.

  Sulla parete di sinistra si trovava un secondo altare dove officiavano i frati certosini di Trisulti, che ora non esiste più, ma vi è rimasto un quadro dedicato alla "Immacolata Concezione" (foto a sinistra), dipinto ad Alatri nel 1877 [come indicato sulla tela] dal pittore napoletano Filippo Balbi, ospite per diversi anni nella Certosa di Trisulti [A. Frusone, Filippo Balbi, 1990, pag. 216 e M. Ritarossi, Alatri un itinerario storico-artistico, 1988, pag. 116, che però riporta una datazione errata].

  Il quadro posto sulla parete di fondo, dietro l'altare, è invece anonimo e raffigura la "Madonna della cintola con Bambino". L'immagine della cintola, o cintura, della Madonna è tradizionalmente simbolo di protezione contro le difficoltà della maternità (e infatti la parola "incinta" significa "senza cinta", perché la donna in gravidanza deve indossare una veste priva di cintura). Il significato della cintola si è poi esteso a protezione da qualsiasi malanno, facendo quindi della Madonna la "Consolatrice" di ogni male, fisico o morale. E quindi la Madonna della Consolazione viene raffigurata mostrando la sua cintola. Sul retro del quadro una scritta indica che esso fu ritoccato nel 1960 da Salvatore Gargiulo in occasione di un restauro della chiesa.

  Sulla parete di destra una terza tela raffigura "S. Giuseppe con il Bambino": anch'essa anonima, riporta nell'angolo inferiore destro la scritta "Pietro Antonio Poponi Benefator 1546". Anche qui un'iscrizione sul retro documenta che il quadro fu restaurato nel 1988 dal prof. Biagio Cascone dei Musei Vaticani.

  Sopra l'ingresso si estende, per l'intera larghezza della navata, il coro sorretto da due pilastri con capitelli. Accessibile tramite una scala a chiocciola, esso presenta una ringhiera realizzata con elementi metallici di pregio, coperta da legno sagomato.

  Fino alla metà circa degli anni '60 l'ultima domenica di agosto (altre fonti specificano il 24 agosto [C. Pietrobono, cit., pag. 49]) in questa chiesa veniva celebrata una festa solenne, con una processione che percorreva tutta la circonvallazione del paese. Tabula ebdomadaria E anche negli antichi Statuti comunali del XVII sec. sono menzionate le "are inanzi Santa Maria d'Agosto", ma senza ulteriori notizie [Giammaria-Cecilia (a cura di), Lo Statuto di Collepardo, 1988, pag. 60]. Comunque fino all'inizio del nuovo millennio vi si è sempre celebrata una messa l'ultima domenica di agosto.

  Il progressivo degrado della copertura ha causato, in una notte del novembre 2003, il crollo improvviso di un terzo circa del tetto.

  Il Comune di Collepardo, proprietario dell'immobile, dopo aver immediatamente chiuso l'accesso alla struttura, ha provveduto a una copertura provvisoria che evitasse ulteriori crolli e poi, nel 2019, ha finalmente ottenuto dal G.A.L. (Gruppo di Azione Locale) "Ernici Simbruini", associazione di comuni di cui fa parte anche Collepardo, un finanziamento per il restauro dell'immobile. L'intervento, del costo complessivo di oltre 175.000 euro, è stato realizzato dall'impresa Edil Ma.Ca. di Boville Ernica, con la progettazione e direzione dei lavori dell'ing. Alessandro Mirabella di Frosinone e sotto le direttive della Soprintendenza all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Lazio. L'inaugurazione dopo i lavori di restauro è avvenuta il 18 giugno 2022 ed ora la struttura viene utilizzata per ospitarvi anche eventi e manifestazioni culturali.

  Gli elementi in legno (portone esterno e porte interne dell'ingresso, confessionale, balaustra, banco a lato dell'altare e ringhiera del coro) sono stati restaurati dall'artigiano locale Franco Liberatori. Di particolare curiosità le due originali "tabule ebdomadarie" in legno (foto a destra), simili (anche se più semplici) a quella ben nota della Certosa di Trisulti, i cui listelli estraibili servivano ad indicare i vari compiti liturgici assegnati ai monaci. Questi invece erano utilizzati per assegnare i servizi agli affiliati alla Confraternita che aveva qui sede.

  La campana del piccolo campanile "a vela" fu rimossa con un intervento dei Vigili del Fuoco prima dell'inizio dei lavori di ristrutturazione, perché a forte rischio di caduta. È stata poi restaurata nella parte in legno da Franco Liberatori ed è ora conservata all'interno della adiacente Chiesa di S. Rocco.

 

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A cura di Maurizio Grande
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Fonti: citate nel testo.

Si ringraziano: Gianni Dell'Uomo (bibliotecario di Trisulti), dr. Mario Marino (archivista e paleografo), ing. Alessandro Mirabella (progettista e direttore dei lavori di restauro della Chiesa), dr. Mauro Ornero (storico), geom. Katia Stirpe (responsabile uff. tecnico comunale).

 


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