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Comune di COLLEPARDO
(Frosinone) - Italia

Personaggi:

Augusto Theodoli

Card. Augusto Theodoli
(1819-1892)

Augusto THEODOLI nacque a Roma il 18 settembre 1819, dal marchese Giacomo Theodoli e da Maria Camassei, che dopo di lui ebbero un'altra figlia, di nome Annunziata. Un altro membro della sua famiglia, Mario Theodoli, era stato cardinale nel 1643.

Dopo una gioventù burrascosa e libertina, decise di intraprendere la carriera ecclesiastica e venne ordinato sacerdote.

Sotto il pontificato di Gregorio XVI (1765-1846) fu nominato canonico della Basilica di Santa Maria Maggiore e, nel 1847, sotto Pio IX, Canonico della Basilica Vaticana.

Nel 1850 fu inviato a Vienna come "ablegato" apostolico, incaricato di portare la berretta rossa al neo cardinale Maximilian Joseph Gottfried Somerau-Beeckx, arcivescovo di Olmutz.

Dal 1856 al 1866 fu Relatore della Sacra Consulta e dal 26 gennaio 1866 Auditore della Signatura Apostolica.

Nello stesso anno fu nominato anche Economo segretario della Reverenda Fabbrica di S. Pietro. "Amministratore abilissimo e saggio", organizzò le celebrazioni del 18° centenario del martirio dei Santi Pietro e Paolo (1867) e il Primo Concilio Vaticano (1868). Fece inoltre restaurare il colonnato di S. Pietro, coprire con lastre di piombo la cupola della basilica, rinnovare il pavimento marmoreo e restaurare completamente la cappella del Santissimo Sacramento ed il coro.

Augusto Theodoli amava molto trascorrere le sue vacanze a Collepardo e si recava spesso alla Certosa di Trisulti, dove si faceva condurre in portantina.

Nel borgo di Collepardo la parte dell’antica Rocca che dava verso ovest era stata a suo tempo (presumibilmente nel corso delle lotte tra Collepardo e Alatri) distrutta dalle forze di “Ladislao di Durazzo”, re di Napoli (sec. XIV-XV), con cui si erano alleati gli alatresi. Questi ultimi, con accordi successivi, si erano impegnati a ricostruirla, ma ciò non avvenne mai. Monsignor Theodoli, su tali rovine, fece edificare il suo palazzo, che poi divenne noto con il nome di “Palazzo Monsignore”.


mappa del catasto gregoriano: La Rocca
 
mappa post-unitaria (Archivio di Stato FR)

Nella mappa del catasto gregoriano (prima metà dell'Ottocento), infatti, il palazzo è ancora assente, mentre in un'altra mappa post-unitaria conservata nell'Archivio di Stato di Frosinone si distingue la sua pianta quadrangolare, all'interno delle mura e di un torrione semicircolare della Rocca, di cui evidentemente, all'epoca, erano ancora visibili i resti o almeno se ne conservava memoria, mentre oggi risulta completamente scomparso.


il Palazzo Monsignore di Collepardo

Un giorno del 1874, nel corso di uno dei suoi consueti viaggi a Trisulti, il monsignore venne rapito da un gruppo di briganti capitanati da Angelo Maria Verrelli, di Veroli, specializzato in sequestri di persona, che gli sottrasse un prezioso anello, strappandoglielo personalmente dal dito, ed esigendo per il suo rilascio un ingente riscatto di 50.000 lire.

Angelo Maria Verrelli, dopo aver preso parte alla banda dei briganti Chiavone e Fuoco e compiuto numerosi delitti, era entrato nelle squadriglie pontificie, ma ne era stato allontanato poco dopo “perché continuava a proteggere il brigantaggio”. Tornato a casa, aveva formato una sua banda specializzata in sequestri di persona. Le fonti storiche fanno riferimento a diversi sequestri compiuti, sino al più noto commesso nei confronti di mons. Theodoli, per il quale fu emessa anche una taglia dalla Sottoprefettura di Frosinone. Il Verrelli morì nel 1875 poco più che trentenne nell’ospedale di Terracina, dopo essere stato a lungo ricercato per quest’ultimo suo crimine ai danni di mons. Theodoli (tratto da “Giustizia e Criminalità a Veroli tra 800 e 900” a cura di Emanuela Gabrielli e Monica Grossi - dalla pagina internet La banda Verrelli a cura dell'Associazione La Vetta di Veroli).

Insieme a monsignor Theodoli la banda Verrelli fece prigioniero anche il suo segretario, Achille Iaboni, il quale, quando i briganti chiesero il riscatto, si offrì di rimanere ostaggio nelle loro mani, per consentire al prelato di tornare a prendere il denaro.

Il Theodoli, tornato libero, mantenne la parola e pagò il riscatto, liberando così anche il Iaboni. Poi a quest’ultimo, a titolo di riconoscenza per essere rimasto nelle mani dei briganti al suo posto, donò il Palazzo Monsignore. Sul grande portone di ingresso al palazzo una targa in marmo porta incisa la scritta “Libera proprietà di Achille Iaboni Anno 1878”.

Il Iaboni si apparentò poi con la famiglia Achille, che ereditò il palazzo stesso.

Nel 1876 monsignor Theodoli presenziò alla consacrazione della Basilica superiore di Lourdes e, per tale gesto, gli fu donata dai francesi una statua della Madonna, che egli portò a Collepardo e collocò nella cappella privata che si era fatta costruire all’interno del Palazzo. Successivamente la statua è stata traslata nella Chiesa parrocchiale del SS. Salvatore, dove è tuttora visibile nella cappella a sinistra dell’altare centrale.

L’altare in marmo della sua cappella privata, invece, fu portato nella Chiesetta di S. Rocco, dove ancora oggi si può leggere la scritta “Donato dagli eredi Iaboni”.

Il 30 marzo 1882 Papa Leone XIII lo nominò Maggiordomo di Sua Santità e Prefetto dei Sacri Palazzi Pontifici.

Nel 1884 (controllare) il pittore Francesco Grandi lo ritrae tra i personaggi che compaiono nell'affresco "L'architetto Vespignani che presenta a Leone XIII il progetto per il rinnovamento del presbiterio e l'abside della basilica", sul lato sinistro dell'abside della Basilica di S. Giovanni in Laterano.

Nel Concistoro del 7 giugno 1886 lo stesso Papa Leone XIII lo nominò Cardinale e il successivo 10 giugno ricevette la berretta rossa e la diaconia della Chiesa di S. Maria della Scala, assumendo il motto "Vicissim suabimus victoriae".

Nel 1888 il card. Theodoli donò alla Certosa di Trisulti un artistico vaso in ceramica (di Faenza?), esposto su una colonnina di porfido sbrecciato, detto di Pietrasanta, nella sala dell’antica Farmacia. Dal 1974, però, il vaso non è più visibile.

Il 18 marzo 1889 divenne membro del Concilio per l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

Fu l'ultimo protettore del Nobile Collegio dei Commercianti di Roma.

"In seguito a breve e violenta malattia" morì nella sua abitazione in piazza S. Andrea della Valle, a Roma, il 26 giugno 1892, a 72 anni.
I funerali vennero celebrati nella Chiesa di S. Eustachio e fu sepolto nella tomba di famiglia, nel Cimitero del Verano.

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A cura di Maurizio Grande
(rielaborazione di un articolo pubblicato sulla rivista "Lazio ieri e oggi", luglio-settembre 2020, pagg. 243-245)
© Vietata la riproduzione in qualsiasi forma

Bibliografia:
Cheney David (a cura di), Catholic-Hierarchy.
Grande Maurizio, Il cardinale Augusto Theodoli tra Roma e Collepardo, in "Lazio ieri e oggi", luglio-settembre 2020, pagg. 243-245.
La Campana di S. Pietro, Bollettino religioso settimanale, Anno I n. 2, Roma 10 ottobre 1874, a pag. 24.
La Civiltà Cattolica, Anno 43°, Serie XV, Vol. III, Quaderno 1010, Roma 16 luglio 1892, alle pagg. 239 e 240.
L'Osservatore Romano del 28 giugno 1892, a pag. 3.
Miranda Salvator (a cura di), The Cardinals of the Holy Roman Church, con ampia bibliografia.
Parrino Enzo (a cura di), Araldica Vaticana.
Taglienti Atanasio, La Certosa di Trisulti, ed. 1979, a pag. 95 e 96 - ed. 1987, a pag. 123 e 126 (nel testo l'anno della donazione del vaso è il 1880, ma nelle didascalie delle foto è scritto 1888, come pure 1888 è indicato in una cartolina d'epoca che lo raffigura).
Tizzani Vincenzo, Effemeridi romane, Volume Primo 1828-1860, Gangemi editore, 2015.

Annotazioni:
Vincenzo Palmesi nel suo manoscritto inedito "Storia della città di Alatri" (1907?), al foglio 260-verso della copia conservata nella Biblioteca comunale di Alatri cita brevemente l'episodio del rapimento, quantificando il riscatto in "200 scudi", mentre in realtà lo scudo fu valuta pontificia fino al 1866, poi sostituito dalla lira.
Marcello Stirpe in "Verulana Civitas, ricerche storiche", ISALM 1997, a pag. 225 cita i fogli 519 e seguenti di un'altra copia del manoscritto del Palmesi, conservata nella Biblioteca Molella di Alatri, ripetendo che il riscatto fu di duecento scudi e indicando erroneamente nel 1862 l'anno del rapimento.

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