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Comune di COLLEPARDO
(Frosinone) - Italia

I collepardesi caduti
nel periodo 1939-1948

Testo tratto dall'opuscolo di Maurizio Grande:
"I collepardesi e la guerra, dal Risorgimento alla Liberazione" (ediz. 2004).
© Vietata la riproduzione in qualsiasi forma

 


Monumento ai caduti e lapide 1939-48
Nella primavera del 1945 l’Italia esce finalmente da un drammatico periodo in cui ha conosciuto le violenze e la dittatura del fascismo e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale: mentre le forze alleate invadono l'Europa, il popolo italiano trova la volontà e l’unità necessarie per insorgere contro l’oppressore nazi-fascista e, organizzandosi in formazioni partigiane, dà vita alla Resistenza ed alla Liberazione di tutto il territorio nazionale.

Da quel momento inizia la costruzione di una società nuova basata sui valori del lavoro, della democrazia e della pace.

Qui vogliamo rendere omaggio ai collepardesi caduti nel periodo dal 1939 al 1948, elencati nella lapide di marmo collocata nel 1957 vicino al Monumento ai Caduti.

Per capire il loro sacrificio è necessario ricordare, in sintesi, le vicende di quegli anni:

 
IL FASCISMO E LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

Benito Mussolini prende il potere in Italia nel 1922 e progressivamente instaura un regime dittatoriale che non tollera alcun tipo di opposizione: tutti i partiti e i movimenti politici vengono sciolti, ad eccezione di quello fascista; le libertà di parola e di associazione vengono soppresse, la stampa viene sottoposta alla censura, il potere legislativo viene sottratto al Parlamento e attribuito al potere esecutivo, cioè allo stesso capo del governo.

Lazzaro Liberatori

Nel 1936, intanto, in Spagna il generale Francisco Franco si ribella al governo legittimo, uscito dalle elezioni. Inizia così una sanguinosa guerra civile, alla quale partecipano, a sostegno dell'una o dell'altra parte, anche numerosi combattenti di altri paesi.

Tra i soldati inviati dal governo italiano c’è anche il collepardese Lazzaro Liberatori, nato nel 1903. Egli il 16 gennaio 1939, sul Fronte di Catalogna, è protagonista di un eroico episodio che gli costa la vita a 35 anni e per il quale gli viene assegnata la Medaglia d’oro al valor militare e l’intitolazione della piazza centrale del paese.

 
LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Mussolini viene attratto sempre di più nell'orbita del dittatore tedesco Adolf Hitler: l'Italia esce dalla Società delle Nazioni, firma un trattato di alleanza militare con la Germania nazista e diviene progressivamente succube dell'alleato, arrivando anche ad adottare le famigerate "leggi razziali" per la persecuzione degli ebrei.

Il 1' settembre del 1939 l'esercito tedesco invade la Polonia, dando inizio ad una lunga serie di aggressioni ed occupazioni di altri paesi. La Francia e l'Inghilterra reagiscono dichiarando a loro volta guerra alla Germania. Il 10 giugno 1940 l'Italia entra in guerra a fianco dell'alleato tedesco.

Ben presto il conflitto si allarga ad altre nazioni ed assume proporzioni mondiali: da una parte, a fianco della Germania e dell'Italia, la potenza imperiale del Giappone; dall'altra, l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti d'America.

I giovani italiani vengono inviati in Albania, in Grecia, in Africa, in Russia, spesso senza adeguati equipaggiamenti e rifornimenti e con carenze organizzative assai gravi.

La guerra provoca la morte di decine di milioni di esseri umani. Tra questi i collepardesi:

Amato Schioppo

- Amato Schioppo, morto a 27 anni in Albania il 12 febbraio 1941 (così risulta dall’atto di morte, mentre sulla lapide è scritto "13.2.1941");

Immagine da inserire

- Celestino Liberti, morto a 27 anni in loc. Monastero il 1’ marzo 1941 (così risulta dall’atto di morte, mentre sulla lapide è scritto "2.3.1941");

Serafino De Sanctis

- Serafino De Sanctis, componente della Banda musicale di Collepardo, viene inviato prima in Sicilia, dove continua a suonare nella banda militare, e poi in Albania dove muore a 29 anni il 23 aprile 1941;

Immagine da inserire

- Ilario Pagliaroli, morto a 38 anni in Albania il 13 giugno 1941;

Quirino Liberatori

- Quirino Liberatori, morto a 20 anni a Rodi (isola del mare Egeo) il 26 febbraio 1943;

Gaspare Bussiglieri

- Gaspare Bussiglieri, morto a 21 anni a Tambov (Russia) il 28 marzo 1943 (così risulta dall’atto di morte redatto successivamente, mentre quando viene fatta la lapide risulta ancora "disperso");

Giuseppe Grande

- Giuseppe Grande, morto a 29 anni presso Salonicco (Grecia) il 4 aprile 1943;

Arcangelo Di Lelio

- Arcangelo Di Lelio, morto a 22 anni nell'Ospedale Forlanini di Roma il 18 maggio 1943 per ferite riportate nella campagna di Russia;

Alessandro Tagliaferri

- Alessandro Tagliaferri, morto a 35 anni a Collepardo il 28 luglio 1944 per malattia contratta nella guerra d'Africa;

Giuseppe Sarandrea

- Giuseppe Sarandrea detto Giose, morto a 28 anni nell'Ospedale Forlanini di Roma il 16 marzo 1948, anch'egli a seguito delle operazioni belliche in Russia.

Italo Biondi

Nella campagna di Russia del 1941-43 risultano inoltre dispersi i giovani:

Italo Biondi, nato nel 1917,

Pietro Umberto Veglianti

e Pietro Umberto Veglianti, del 1922.

 
L'ARMISTIZIO

Nel luglio del 1943 gli anglo-americani sbarcano in Sicilia. In quello stesso mese il Gran Consiglio del Fascismo decreta la fine del regime e di Mussolini, che viene arrestato.

Il 3 settembre il nuovo capo del governo, Pietro Badoglio, firma la resa incondizionata agli alleati, all'insaputa dei tedeschi.
Di questo "armistizio" si avrà notizia solo cinque giorni dopo, l'8 settembre. In un primo momento gli italiani gioiscono ritenendo terminata la lunga e sanguinosa guerra. Immediatamente però si rendono conto di avere in casa un nemico spietato e furente. E le forze armate rimangono senza più ordini, completamente abbandonate a sé stesse.

Così, mentre gli alleati risalgono velocemente tutta l'Italia meridionale, assumendone il controllo, al nord comincia l'occupazione militare tedesca con rappresaglie, eccidi e deportazioni di militari e civili italiani.

Il confine tra le due zone è dato dalla cosiddetta "Linea Gustav", che taglia in due l'Italia, dal Tirreno all'Adriatico, e sulla quale è posta, in posizione chiave, la città di Cassino, sovrastata dalla celebre Abbazia di Montecassino, fondata da S. Benedetto nel 529.

 
LA RESISTENZA E LA LIBERAZIONE

Intanto il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, con la sua corte, fugge da Roma per raggiungere Brindisi, già controllata dagli alleati. Mussolini, invece, liberato dai tedeschi, costituisce la "Repubblica Sociale Italiana". Essa è conosciuta anche con il nome di "Repubblica di Salò", dal nome della cittadina sul lago di Garda in cui ha sede il governo. Contemporaneamente comincia anche la stagione eroica della Resistenza: un po' ovunque gruppi di partigiani si organizzano per combattere contro i nazi-fascisti.

Altri collepardesi perdono la vita nelle vicende successive all'8 settembre:

Luigi Fiormonte

- Luigi Fiormonte,nato a Collepardo nel 1923, muore nel mare Egeo il 18 ottobre 1943, a 20 anni. Egli, in servizio nella Guardia di Finanza, l’8 settembre si trova sull’isola di Creta. Qui viene arrestato dai tedeschi e rinchiuso con altri 5.000 prigionieri italiani nel campo di concentramento chiamato “Campo degli ulivi”, sulle alture di Iraklion. Il 17 ottobre i tedeschi decidono di trasferire tutti i prigionieri sul continente, in un’altra località di internamento. Per il trasporto utilizzano un piroscafo francese, denominato “Sinfra”, che avevano requisito come preda bellica. Durante la navigazione l’imbarcazione viene colpita da un aereo bombardiere britannico ed affonda. Nel 1956 il Comando Generale della Guardia di Finanza ha concesso a Luigi Fiormonte la Croce al merito di guerra "alla memoria";

Massimino Tolomei

- Massimino Tolomei, nato a Collepardo nel 1923, viene chiamato alle armi nell'autunno del 1942 e raggiunge la destinazione di Gorizia e subito dopo la Croazia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943 non aderisce all'esercito della Repubblica di Salò e tenta di ritornare a casa. Ma a Firenze viene arrestato dai tedeschi e condotto nel campo di concentramento di Luckenwalde, a circa 60 km. a sud di Berlino. Sottoposto a lavori forzati nelle locali miniere, muore il 5 agosto 1944, all'età di 21 anni. Nel 1962 l'Amministrazione comunale di Collepardo gli ha dedicato una piazzetta nel centro storico del paese;

Giovanni Santucci

- Giovanni Santucci, nato a Collepardo nel 1912 e arruolato tra i bersaglieri, viene tenuto prigioniero di guerra in Germania (presso Stoccarda) e risulta poi deceduto a Heilhann (Francia) il 20 gennaio 1945, a 32 anni.

Leonardo Saverio Tunetti

In quel periodo opera nella zona di Collepardo anche l'insegnante elementare Leonardo Saverio Tunetti, socialista romano (ma nato a Palermo nel 1913) che, entrato nelle brigate partigiane, era stato inviato in Ciociaria e in particolare nella zona di Collepardo, con il compito di aiutare i prigionieri alleati a fuggire dai tedeschi. Amichevolmente chiamato con il diminutivo di "Nardo", durante la sua attività riesce a liberare trecento prigionieri alleati e per questo è assiduamente ricercato dai soldati tedeschi, che organizzano frequenti battute nel territorio collepardese. Ma un giorno che si trova a Roma, a causa di una spiata viene arrestato dalle S.S. ed imprigionato nel carcere di Via Tasso. Il 4 giugno 1944 i tedeschi in fuga lo caricano su un camion, insieme ad altri tredici prigionieri. Giunti in località La Storta vengono tutti fucilati: tra loro, insieme a Nardo Tunetti, c'è anche il sindacalista e deputato Bruno Buozzi, uno dei fondatori della C.G.I.L.
Il 25 aprile 2011 il Comune di Collepardo intitola a suo nome il Largo in loc. Orto dei Preti.

Finalmente, nell'aprile del 1945 le forze alleate e i partigiani riescono a liberare tutta l'Italia dall'oppressione nazi-fascista. Da allora, il 25 aprile si festeggia l'Anniversario della Liberazione.

Mussolini, intanto, cerca di fuggire in Svizzera, ma viene catturato dai partigiani e fucilato. Ai primi di maggio è la volta della Germania: dopo il suicidio di Hitler, i gerarchi superstiti firmano la resa incondizionata.

In altre parti del mondo, però, gli orrori della guerra non sono ancora finiti: il 6 agosto gli americani lanciano la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima; tre giorni dopo anche Nagasaki subisce la stessa sorte. Altre migliaia di vittime, altre terribili sofferenze per porre fine alla guerra più distruttiva che l'umanità abbia mai visto.

Dopo la guerra, inizia la costruzione di una società nuova: il 2 giugno 1946 gli italiani vengono chiamati al Referendum istituzionale per scegliere tra monarchia e repubblica, e scelgono la repubblica. Il 1’ gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione repubblicana, legge fondamentale dello Stato, basata sui valori del lavoro, della democrazia e della pace.

Nel medesimo anno 1948 viene fusa la campana piccola del campanile di Collepardo. Su di essa è riportata la seguente iscrizione: "Nelle menti la luce, nei cuori l'amore, nei focolari la grazia, la gioia, la pace: questa è la mia voce - Lucenti Cammillo fu Francesco fuse in Roma - A.D. MCMXLVIII".

Il M° Temistocle Capone ricorda che "la vecchia campana piccola si era lesionata e si decise di farla rifondere. Fu portata quindi a Roma con il camion (un "modello 26") di mio zio Pietrino, che era di Acuto ma che veniva spesso a Collepardo; mentre la scritta per la campana nuova fu ideata da mio fratello don Giuseppe. Nel periodo di assenza della campana l'arciprete don Alipio Cefalei la sostituì con una delle quattro bombe che erano (e sono ancora) poste intorno al Monumento ai Caduti. Venne scelta quella che, percossa con un martello, sembrava "suonare" meglio. Al "battesimo" della nuova campana fecero da padrini lo stesso zio Pietrino, che era stato un po' lo "sponsor" di tutta l'operazione, e mia sorella Marisa. Anch'io partecipai, ma con la testa fasciata perché ero reduce da una rovinosa caduta di pochi giorni prima."

Purtroppo questa non è stata l'ultima guerra della storia, e ancora oggi si continua a combattere in tante parti del mondo. Ma proprio per questo motivo "è assoltamente necessario che l'umanità riesca, al più presto, a smettere per sempre di produrre ed utilizzare ogni strumento di morte, e ad affermare ovunque i valori della pace, della libertà, dell'amicizia e della solidarietà fra tutti i popoli."

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Testo tratto dall'opuscolo di Maurizio Grande:
"I collepardesi e la guerra, dal Risorgimento alla Liberazione" (ediz. 2004).
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